Sono un dettaglio feroce di quelli che restano a ricordarti qualcuno a farti sentire qualcosa che non c’è più, sono un pettine, sono un posacenere, sono il libro che lei teneva sul comodino e non leggeva mai, sono una di quelle cose da nulla che all’improvviso diventano giganti, quelle inezie da cui di colpo si sprigiona la tenerezza di una figura perduta, sono un brutto cuscino, il suo ombrello appeso all’ingresso per un inverno che non vedrà più la pioggia, l’interruttore su cui poggiava le dita entrando nella stanza, sono il correre sbadato della tua mano a qualcosa che non è più lì, sono la minuscola assenza che richiama la presenza perduta, il niente che disegna l’enormità del vuoto, sono il moltiplicarsi dei gesti che fai per coprire il pensiero, per sviare il ricordo, e mi faccio rumore, mi faccio frastuono, mi faccio silenzio.
(Claudio Sergio Perroni, Entro a volte nel tuo sonno, 2018)